Modello organizzativo legge 231

Modello organizzativo legge 231/2001: Nozioni base.

La rivoluzione introdotta dal modello organizzativo legge 231/2001 ha comportato, per la prima volta in Italia, la responsabilità degli enti, in sede giudiziaria, per reati commessi dalle persone fisiche ad essi riferibili.

Con il termine “riferibili” si intende tutti quei soggetti che occupano posizioni apicali, o sono sottoposti ad essi, all’interno della società, i quali commettono reati che hanno lo scopo di avvantaggiare l’ente stesso (Es. la società non tratta nel modo corretto i rifiuti così da avere un risparmio economico e poter offrire prezzi più bassi). 

Il modello organizzativo legge 231/2001, presenta alcune particolarità, tra le quali possiamo citare il fatto che si applica solamente ad alcune tipologie di organizzazioni, nello specifico:

  • Enti, forniti di personalità giuridica;
  • Società;
  • Associazioni, anche prive di personalità giuridica.

Sono esclusi dalla legge gli enti pubblici in generale.

Un’altra particolarità, risulta essere l’applicabilità della legge solo ad alcune tipologie di reati specifici, tra i più significativi possiamo citare:

  • Quelli commessi ai danni dei lavoratori, tramite la violazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro (Es. i lavoratori non vengono adeguatamente formati, o non gli vengono forniti i DPI previsti per la loro mansione e richiesti dal D.lgs. 81/2008);
  • Reati ambientali (Es. L’ente non si preoccupa di trattare nel modo corretto gli scarichi, come previsto dal D.lgs. 152/2006).

La lista dei reati a cui la 231/2001 è applicata è in continuo aggiornamento.

È compito del giudice, in sede processuale, stabilire se il reato avvantaggia la società e quindi essere soggetto alla applicazione della legge 231/2001. Una volta chiarito il reato, l’ente rischia delle sanzioni amministrative, nello specifico:

  • Sanzioni pecuniarie (in base alla gravità del fatto);
  • Sanzioni interdittive (Es. interdizione dall’esercizio dell’attività);
  • Confisca (Es. profitti, macchinari, capannoni..).

Il giudice può decidere di applicare le sanzioni anche in via cautelare.

Gli enti possono mitigare il rischio di essere ritenuti “responsabili”, rispetto al modello organizzativo legge 231/2001, mettendo in campo una serie di azioni per prevenire i reati.  Nel testo della legge, Art. 6, comma 1., sono riportati dei criteri di esclusione che permettono all’ente di non rispondere del reato, in particolare:

  • Adottando un modello organizzativo di gestione e controllo, prima della commissione del reato (è consuetudine che il modello sia scritto da un soggetto compente ed applicato da un altro soggetto)
  • Istituendo un organismo di Vigilanza (OdV).
  • Se non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’OdV;
  • Se è stato commesso in elusione del modello organizzativo (Es. chi commette il fatto ignora le procedure previste dal modello organizzativo).

Gli OdV possono essere formati da più soggetti, i quali posseggono varie competenze (Es. competenze legate D.lgs. 81/2008..) cosi da garantire una maggiore efficacia dell’organismo stesso.

Modello organizzativo legge 231/2001: Efficientare la prevenzione in Azienda.

Il modello organizzativo legge 231/2001 è un caposaldo riconosciuto tra gli strumenti ed i mezzi di ausilio per effettuare attività di prevenzione all’interno dell’azienda.

Con il fine di effettuare una analisi completa ed un check up a 360 gradi, l’azienda che si pone l’obiettivo di analizzare se stessa, i propri processi, le proprie procedure comunicative e di scambio informativo, le attività svolte dalle proprie risorse, il loro benessere e il grado della loro soddisfazione generale, attiva un vero e proprio processo di prevenzione.

Difatti, anche attraverso l’uso e l’implementazione del modello organizzativo legge 231/2001 è possibile evidenziare e fare emergere disequilibri, rotture, disagi comunicativi e di processo che possono condurre a conseguenze negative come cali di produttività di Funzioni, Team o Uffici, stress per eccesso di carichi di lavoro o disorganizzazione.

Si effettua, in occasione della redazione del modello organizzativo legge 231/2001, una vera e propria analisi dei processi organizzativi che fanno parte dell’azienda, delle prassi e consuetudini adottate nel tempo dall’organizzazione per disciplinare, suddividere, analizzare, monitorare il lavoro al proprio interno.

In questa analisi del lavoro e dei processi è possibile inserire un ulteriore strumento qualitativo di raccolta informazioni, impostando una Analisi di Clima organizzativo, che si può strutturare con colloqui ed interviste semistrutturate, con l’obiettivo di fare emergere dagli intervistati, a tutti i livelli, il grado di organizzazione e benessere percepito.

Grazie alle attività connesse alla raccolta dati, che si attivano quando si decide di impostare un modello organizzativo legge 231/2001, l’azienda ha la possibilità di mettere in discussione sé stessa, prendendo coscienza e consapevolezza dei processi più lunghi, meno efficaci ed efficienti, più dispendiosi in termini di energie e tempo, che richiedono più passaggi di informazioni tra più soggetti, anche trattando dati vulnerabili.

È a partire dal modello organizzativo legge 231/2001 che è possibile evidenziare e fare emergere difficoltà, processi ripetitivi, procedure di lavoro che necessitano di essere rinforzate per non incorrere in conseguenze negative che includono diminuzioni di produttività, turn over, cali di interesse dei dipendenti verso l’azienda, finanche sanzioni, conseguenze legali, confische per reati commessi.

Non è raro che l’Azienda decida di affidarsi a professionisti per effettuare un controllo e monitoraggio dei propri processi e della propria organizzazione interna, al fine di dotarsi di un documento che dimostri, in caso di eventi nefasti, che tutto è stato fatto per evitarli e prevenirli.

Se è vero che l’azienda è come un corpo umano, dotata di organi autonomi ma anche interdipendenti tra loro per garantire il funzionamento globale dell’intera macchina, è importante che i singoli meccanismi siano oliati e continuino a girare perfettamente.

Le teorie sulla gestione manageriale dell’impresa suggeriscono inoltre l’importanza di delegare e non accentrare sulle proprietà l’intero controllo organizzativo e comunicativo della propria azienda.

È in quest’ottica che l’Azienda più previdente, cauta e saggia, decide di analizzare sé stessa, attuando, anche attraverso alcuni strumenti strategici come l’implementazione del modello organizzativo legge 231/2001, strategie di prevenzione organizzativa.


Dott. Marco Tani
Consulente junior in ambito ambientale

Martina Petrucciani_Delta Solving Group

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